Dott.ssa Lia D'Angelo - Psicologa e Psicoterapeuta a Roma

Dott.ssa Lia  D'Angelo, Psicologa Clinica, Psicoterapeuta a Roma Sono una psicologa clinica e psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale, iscritta all’Albo degli psicologi del Lazio (sez. A n. 16285),

esperta in "psicopatolgia, psicodiagnostica, supervisione e diagnosi clinica".

In ambito scolastico, mi occupo di progetti rivolti a bambini, adolescenti, insegnanti e familiari ed ho lavorato nel campo dell’educazione comportamentale applicata all’autismo.

Collaboro con diverse associazioni sul territorio di Roma, mi occupo di adolescenti, di psicoterapia a domicilio, di consulenze psicologiche e supporto/orientamento in contesti istituzionali.

Lavoro come formatrice all'interno di associazioni del territorio di Roma e collaboro con una scuola di specializzazione in psicoterapia ad indirizzo sistemico-relazionale.

Ho collaborato per diversi anni con il Dipartimento di Salute Mentale della Asl Rm/E.

Svolgo attività clinica, di consulenza psicologica e psicoterapia, rivolta ad individui, coppie e famiglie, prevalentemente nella sede di via Alfonso Borelli a Roma (Metro Policlinico/ Piazza Bologna) e, previa valutazione della richiesta, a domicilio sul territorio di Roma.

Come psicologa e pscoterapeuta a Roma mi occupo anche di:

Disturbi d'ansia, disturbi dell'alimentazionedisturbi dell'umore, orientamenti sessuali e identità di genere, sessualità relazioni ed affettività, difficoltà in ambito lavorativo

 

DISTURBI D’ANSIA

Come psicoterapeuta, mi occupo dei Disturbi d'Ansia. Si tratta di condizioni molto frequenti, caratterizzate dalla presenza di preoccupazioni e pensieri ricorrenti, accompagnati da sintomi fisici (sudorazione, tachicardia, aumento della pressione sanguigna, tremolio e senso di oppressione sono alcuni dei sintomi che chi soffre d'ansia può sperimentare). Pur avendo l'ansia tanto in comune con la condizione della paura, la sostanziale differenza consiste nella situazione in cui si manifestano le reazioni emotive, fisiche e comportamentali. Mentre la paura ci permette di preparare la reazione ad uno stimolo o un pericolo imminente, l'ansia si focalizza sulla possibilità che si verifichi un evento futuro. A volte, ci si accorge che la reazione ansiosa non sembra neanche connessa, almeno apparentemente, ad uno stimolo specifico.

L'ansia, così come la Paura, può essere funzionale e caratterizzare dei momenti importanti della vita di una persona, ma quello che, attraverso un colloquio clinico, si può valutare è il livello di questo stato emotivo e psico-fisico e, laddove ci si trovi in una condizione di disagio persistente o comunque troppo elevato, quanto sia invalidante per la qualità della vita della persona e come possa essere ridotto. Nel corso di una consulenza è possibile capire insieme quali sintomi sono stati sperimentati, la durata e la frequenza delle manifestazioni ansiose, così da poter valutare la presenza dei criteri necessari alla diagnosi del disturbo. I disturbi d'ansia sono diversi; tra i più comuni possiamo considerare l'ansia generalizzata, le fobie, il disturbo da panico, l'ansia da separazione (nei bambini e negli adolescenti), il mutismo selettivo, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e l'ipocondria. 

 

DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE

Molte delle richieste a cui rispondo come Psicoterapeuta riguardano i Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione. Secondo il DSM 5, che rappresenta il riferimento per gli studi di settore e per diagnosi clinica, si tratta di Condizioni caratterizzate da un persistente disturbo dell'alimentazione o di comportamenti legati all'alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale. La diagnosi di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione è molto delicata ed importante. Può riguardare anche i primi anni di vita ed è necessario che, attraverso una diagnosi differenziale ed i controlli medici appositi, siano state escluse cause mediche concomitanti. Tra i disturbi più frequenti, appartenenti a questa categoria diagnostica, troviamo: l'anoressia nervosa, la pica, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (denominato anche binge eating), il disturbo da evitamento o restrizione dell'assunzione di cibo, il disturbo dell'alimentazione o della nutrizione, nelle due forme con specificazione e senza specificazione. Nel corso di un colloquio di consulenza, è importante poter valutare insieme alla persona, o in alcuni casi, se ritenuto necessario per l'età della persona che manifesta il disturbo, insieme alla famiglia, la presenza dei criteri necessari alla diagnosi; verranno esplorate le caratteristiche del disturbo, le specifiche condotte alimentari, le componenti emotive legate alla percezione che la persona ha di sé, le eventuali preoccupazioni ricorrenti, la frequenza dei comportamenti sintomatici ed i riferimenti temporali della storia della persona e delle difficoltà portate. Sarà importante anche la contestualizzazione degli stessi criteri, così da capire se ci troviamo di fronte alla compromissione di una o più aree di funzionamento dell'individuo. 

 

DISTURBI DELL’UMORE

Un'altra categoria diagnostica, per la quale spesso è necessario richiedere un supporto psicoterapeutico, è quella dei Disturbi dell'Umore. Si tratta di condizioni in cui la persona sperimenta delle alterazioni, che possono essere di tipo diverso, del tono dell'umore e questo comporta un significativo disagio psicologico ed un'alterazione del funzionamento di alcune aree di vita significative. Le condizioni che la persona può sperimentare possono essere ricondotte a tre aree principali: quella della depressione, della mania ed, infine, quella dell'umore disforico.

Mentre la prima è caratterizzata da sentimenti di tristezza, disinteresse, calo nell'area del desiderio, della spinta vitale, della progettualità, e comporta spesso la presenza di pensieri pessimistici o autolesivi ed una bassa autostima (oltre a sintomi fisici come le alterazioni del sonno e del peso corporeo), la seconda area, quella della Mania, è caratterizzata da euforia, logorrea, accelerazione dei pensieri, potremmo dire aumento dell'attivazione generale dei vissuti e dei comportamenti della persona (possono comparire pensieri disinibiti, bisogno ridotto di sonno, compulsione per spese o altri comportamenti "eccessivi" rispetto alle capacità della persona e al suo solito stile di vita). Lo stato in cui è possibile parlare di disforia è, invece, caratterizzato dall'alternanza delle due condizioni appena descritte.

Un primo punto che è importante chiarire riguarda la possibilità che le alterazioni dell'umore non siano di tipo patologico ma possano essere reattive a degli eventi di vita della persona. Quando, tuttavia, sono riscontrati dei criteri temporali specifici ed è possibile osservare una condizione pervasiva ed in grado di ledere il funzionamento lavorativo, sociale e relazionale del soggetto, è probabile che ci troviamo di fronte ad un Disturbo dell'Umore. Le principali categorie nelle quali rientrano i disturbi dell'umore specifici potrebbero essere così suddivise:  quadri depressivi, il disturbo da disregolazione dirompente, spesso diagnosticato già nei primi anni di vita, con un esordio tra i 6 ed i 10 anni, e disturbi Bipolari, caratterizzati non solo dalla "polarità depressiva" ma anche da quella maniacale.

 

ORIENTAMENTI SESSUALI E IDENTITÀ DI GENERE

Come psicoterapeuta, mi occupo di orientamento sessuale ed identità di genere. L'orientamento sessuale della persona è legato all'attrazione interpersonale, sessuale, emotiva o amorosa,  che la persona, crescendo, sperimenta verso gli altri. L'oggetto del desiderio, capace di attivare pensieri, desideri, spinte comportamentali, può essere dello stesso sesso di appartenenza, del sesso opposto o di entrambi. L'attrazione interpersonale può modificarsi nel corso della vita. L'area degli studi che si occupa di questo specifico aspetto di vita degli individui, ha subìto nel corso degli anni diverse evoluzioni. In passato l'omosessualità era considerata una patologia e, nel corso degli anni, l'attenzione è stata spostata sul suo carattere "egosintonico" o " egodistonico", riferendosi alla presenza di disagio significativo che la persona poteva sperimentare per la propria scelta sessuale, fino ad arrivare alla completa depatologizzazione nel 1987, escludendola dai manuali diagnostici di riferimento.

Tanti passi sono stati fatti e nel 1998 l'American Psychiatric Association redige un documento in cui dichiara che si oppone ad ogni trattamento psichiatrico, come le terapie riparative o di conversione, basato sull'assunto che l'omosessualità sia di per sé un disturbo mentale o basato sull'assunto aprioristico che il paziente debba modificare il proprio orientamento sessuale. Oggi, l'American Psychiatric Association afferma che Ogni condotta sessuale che non danneggi da un punto di vista fisico o spirituale l'individuo, il suo partner o terze persone, deve essere considerata una variante sessuale e, pertanto, deve essere rispettata. Le richieste a cui mi capita di dover dare risposta, in questo specifico ambito, riguardano delle forme di disagio che la persona può sperimentare, legate a come la percezione di sé e le proprie scelte affettive e sessuali si combinino con i contesti sociali di appartenenza (lavoro, famiglia, amici).

A volte, ciò che determina la sofferenza è l'omofobia riscontrata o, in talune circostanze, la discriminazione, o il vero e proprio mobbing con cui la persona si confronta, nei contesti di riferimento. Possono esserci dei dubbi rispetto a fasi di vita in cui la persona sperimenta delle emozioni , dei pensieri e delle pulsioni considerate "nuove" e un percorso psicoterapeutico può esser d'aiuto per capire meglio delle proprie dinamiche, dei cambiamenti o dei passaggi del proprio ciclo di vita, individuale e familiare, così da poter recuperare la serenità che, a volte, viene a mancare e tutelare una buona qualità della vita. 

Quando si parla di Identità di Genere, invece, ci riferiamo alla percezione unitaria e persistente di se stessi come appartenenti ad un genere maschile, femminile, indefinito o ambivalente. Si tratta di un concetto complesso, che non ha a che vedere con l'orientamento sessuale. La persona con Disforia di genere vive un costante contrasto tra la percezione che ha di sé, il proprio senso di identità,  e gli aspetti biologici che ne hanno determinato l'attribuzione alle categorie maschili o femminili alla nascita. Le persone spesso riportano di sentirsi "imprigionate" in un corpo che non li rappresenta e la diagnosi può essere fondamentale per aiutare queste persone ad intraprendere delle consulenze specifiche che potrebbero essere un primo passo verso i percorsi che, con interventi ormonali, chirurgici e psicoterapeutici, permettono di adeguare il proprio corpo all'identità e, direi, all'animo che sentono come proprio.

L'American Psychiatric Association chiarisce che il non identificarsi con il genere attribuito alla nascita non è di per sé disturbo; non c'è la volontà di stigmatizzare le persone che vivono questa condizione di disagio, ma la definizione serve a poter garantire le cure, di cui abbiamo parlato, necessarie per offrire alla persona una qualità della vita migliore.  

 

SESSUALITÀ, RELAZIONI ED AFFETTIVITA'

Le disfunzioni sessuali, seppur con diverse caratteristiche cliniche, sono accomunate e caratterizzate da un'anomalia nel processo che sottende il ciclo di risposta sessuale, partendo dalla fase del desiderio, passando per l'eccitazione, il plateau, la fase orgasmica e quella di risoluzione, o da dolore associato al rapporto sessuale.

Un colloquio di consulenza permette di capire insieme alla persona se il disturbo sperimentato è presente da sempre, quindi già dalle prime esperienze sessuali, o se è comparso in seguito; se è generalizzato, quindi si manifesta anche con partner differenti, o specifico di una relazione; è importante capire se emerge solo in alcune situazioni e avere un quadro chiaro di altre patologie mediche o dell'eventuale uso di farmaci e sostanze, che potrebbero influire sulla sessualità della persona. Da un punto di vista psicologico, se non sono presenti cause mediche concomitanti, è fondamentale conoscere ed approfondire anche la storia delle relazioni della persona e le caratteristiche delle relazioni attuali. In alcuni casi, se il disagio compare come sintomatologia di coppia, è importante valutare l'utilità di una consulenza a due, per poter dare un senso anche relazionale al sintomo, che non solo il singolo ma la coppia sta vivendo.

Un disagio nella sfera della sessualità potrebbe rappresentare la spia d'allarme di una sofferenza individuale, di coppia o familiare. E' frequente che dei momenti critici nella vita di coppia si manifestino nelle fasi di passaggio (ad esempio, nascita di un figlio, uscita di casa di un figlio adulto, morte di un genitore, pensionamento, o eventi paranormativi come la perdita di lavoro, una malattia o un lutto improvviso).

Tra le principali disfunzioni sessuali troviamo: il disturbo erettile, l'eiaculazione ritardata o precoce, disturbi dell'orgasmo, disturbi del dolore genito-pelvico e della penetrazione, disturbo da desiderio sessuale ipoattivo maschile, le disfunzioni sessuali indotte da farmaci o sostanze. 

 

DIFFICOLTÀ IN AMBIENTE DI LAVORO

Come psicoterapeuta mi occupo anche di situazioni di disagio derivanti da conflitti in ambito lavorativo, mobbing, burn-out, work-addiction. Si tratta di situazioni accomunate dal contesto in cui emergono ma che possono avere caratteristiche molto diverse tra di loro.

A volte, una consulenza psicologica ed un percorso di psicoterapia possono rappresentare un supporto valido per imparare a gestire delle dinamiche che, se non arginate, rischiano di dilagare in altre aree di vita della persona, compromettendo la serenità e peggiorando la generale qualità della vita della persona. Imparare a gestire in maniera costruttiva i conflitti, sottrarsi a delle dinamiche che sembrano cicliche e ridondanti, può essere un primo passo per tutelarsi. Il burn-out, caratterizzato da difficoltà  cognitivo/emotive, da sintomi fisici e reazioni comportamentali, spesso disfunzionali, può essere riconosciuto e affrontato in maniera più funzionale.

Anche la dipendenza da lavoro, nota come Work-addiction, può essere affrontata solo se la persona prova a rileggere come il sintomo si inserisce nella propria vita, così da avere un senso più ampio e quindi modificabile. Il mobbing, infine, rappresenta una questione molto delicata, perchè comporta delle conseguenze che implicano piani differenti. Sicuramente importante dal punto di vista psicologico, per le pesanti conseguenze, è fondamentale da riconoscere per poter valutare l'utilità di interventi di tipo legale che possano tutelare la persona.

Il mobbing si riferisce ad una serie di comportamenti che rappresentano una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitato attraverso dei comportamenti aggressivi e vessatori, da parte di colleghi o superiori, che sono ripetuti nel tempo ed impediscono alla persona di lavorare e svolgere in serenità le proprie attività. Una consulenza può aiutare la persona ad individuare le dinamiche relazionali nelle quali è "immersa" e a valutare i percorsi più opportuni per contrastarne gli effetti negativi.  

La Dott.ssa Lia D'Angelo esercita la attività di Psicologa e Psicoterapeuta a Roma. Per consigli su un possibile percorso terapeutico o per ricevere ulteriori informazioni è possibile chiamare al numero 320 26 88 036 oppure scrivere una mail attraverso la pagina dei contatti.